Teatro

Anatòlij Vasìl'ev per la Giornata Mondiale del Teatro 2016

Anatòlij Vasìl'ev per la Giornata Mondiale del Teatro 2016

Il regista russo chiamato a lanciare il suo messaggio in occasione della cinquantacinquesima edizione.

Da cinquantacinque anni, questo giorno è diventato in tutto il mondo un appuntamento fisso per teatranti, addetti ai lavori ed amanti del teatro: per tutti, il 27 marzo ha lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’espressione teatrale e di fare da promotore delle arti performative. Ogni anno la giornata si presenta con un messaggio affidato ad un grande esponente del Palcoscenico, e stavolta la scelta è caduta sul regista russo Anatòlij Vasìl’ev, che di seguito riportiamo:

Giornata Mondiale del Teatro 2016

Il messaggio di Anatòlij Vasìl’ev

C’è bisogno di teatro?

Lo chiedono migliaia di operatori teatrali delusi e milioni di spettatori annoiati.

Perché ne abbiamo bisogno?

In anni in cui la scena è così insignificante al confronto con ciò che succede nelle piazze delle città e nelle regioni ove si consumano le vere tragedie della vita.

Cosa è per noi il teatro? Palchi dagli stucchi dorati, poltrone di velluto, quinte polverose, voci impostate; ovvero, al contrario, scatole nere, imbrattate di sporcizia e di sangue, ammassi di corpi rabbiosi e nudi.

Cosa può dire il teatro? Tutto! Il teatro può dire tutto. Sia come gli dei vivono nei cieli; come i reclusi languiscono nelle grotte; come la passione può elevare e l’amore distruggere; come non ci sia spazio per i buoni, e regni l’imbroglio; come ci sia gente che vive nella sua casa, mentre dei bambini vivono nei campi profughi, e altri sono ricacciati nel deserto; come ci si separi dai propri cari. Il teatro può parlare di tutto ciò? Il teatro è sempre stato e ci sarà per sempre? Nei prossimi cinquanta, settanta anni, il teatro sarà particolarmente necessario. Perché, di tutte le arti rivolte a un pubblico, è solo il teatro che passa da bocca a bocca, da occhio a occhio, da mano a mano, da corpo a corpo.

Il teatro non ha bisogno di un intermediario fra persona e persona. È una parte trasparente dell’universo, né sud, né nord, né oriente, né occidente. Brilla di luce propria, da tutte e quattro le direzioni, immediatamente comprensibile da chiunque, nemico o amico. C’è bisogno di ogni specie di teatro. E fra le molte e diverse forme di teatro, quelle arcaiche saranno le più richieste. Il teatro rituale non ha bisogno di contrapporsi a quello delle civiltà avanzate. La cultura secolare sta perdendo la sua funzione; la cosiddetta informazione culturale subentra di soppiatto alle realtà semplici, ci impedisce di incontrarle.?

Il teatro è aperto. L’ingresso è libero. Al diavolo i gadget e i computer: andate a teatro, occupate le file in platea e in galleria, porgete orecchio alla parola e osservate attentamente le immagini viventi. Davanti a voi c’è il teatro, non consentite che la vostra vita frenetica lo trascuri. C’è bisogno di teatro di ogni genere. E solo di un certo teatro non c’è bisogno: il teatro dei giochi politici, della trappola politica, il teatro dei politici, della politica; il teatro del terrore quotidiano, singolo o collettivo; il teatro dei cadaveri e del sangue sulle piazze e nelle strade, nelle capitali e nelle province, fra religioni ed etnie.

(Traduzione dall’originale russo di Marina Deribo e Claudio Facchinelli. A cura del Centro Italiano dell’International Theatre Institute)